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Non potevo non dedicare una pagina web al mio compagno d'adolescenza: il motorino! Ai miei tempi, a 12-13 anni non vedevi l'ora di compiere il 14° anno d'età per poter finalmente scorazzare con il ciclomotore. Era un'icona, un "must" che ti rendeva libero, una cosa da grandi e allora non si vedeva l'ora di crescere...Nella seconda metà degli anni '80 c'erano un sacco di ciclomotori o motorini, come li si chiamava, che facevano sognare gli adolescenti, me compreso ovviamente. Tanto per citarne qualcuno, si andava dal mitico Oxford (Peripoli), al più lussuoso Fifty (Malaguti) fino ad arrivare alla "Ferrari" dei motorini: l'RST della Malaguti, una vera e propria moto in miniatura (irragiungibile soprattutto per il prezzo). Insomma, che fosse un tubone od un semplice Ciao (Piaggio), il "cinquantino" pareva indispensabile nella vita dell'adolescente. Ovviamente iniziai a chiedere ai miei genitori di acquistarmi un cinquantino prima dei 14 anni, portando loro brochures, informandoli dei prezzi. Ed ovviamente la risposta fu negativa. Se vuoi il motorino - mi dissero - usi quello di tuo padre! In effetti mio padre teneva in garage (ma non lo utilizzava da molti anni) un ciclomotore degli anni '70, uno di quei motorini tipo Garelli o Benelli che noi ragazzini identificavamo come "da vecchio". Il mezzo a riposo nel garage di casa era nella fattispecie un Califfo de Luxe della Rizzato. In mancanza di meglio l'offerta dei genitori non era da rifiutare e quindi il Califfo diventò il mio motorino ed il compagno di avventure dal 1987 al 1990.

In effetti le linee e la meccanica del Califfo non erano lontanamente paragonabili a quelle dei motorini degli amici, che oltre ad essere più accattivanti e prestazionali, avevano freni, ciclistica e pneumatici più adeguati ad un uso sportivo. Ma non mi persi d'animo e prima ancora d'indossare un casco e guidare il motorino sulla pubblica strada, avevo smontato il carburatore per capirne il funzionamento e per pulirlo dalle morchie causate dalla miscela dopo anni di fermo. Ma vediamolo un pò più nel dettaglio questo Califfo.

Costruttore: Cesare Rizzato S.p.A. - Padova

Modello: Califfo del Luxe

Categoria: ciclomotore

Tipologia telaio: monotubo scatolato zona propulsore

Colore: blu metalizzato

Tipologia motore: 2 tempi raffreddato ad aria, monomarcia

Cilindrata: 50 c.c.

Potenza max: 1,5 CV a 4500 g/min

Carburatore: Dell'Orto SHA14/12

Trasmissione: a catena

Freni: a tamburo

Velocità max: 50 km/h

Carburante: miscela benzina-olio al 5%

Vorrei ricordare in questo spazio il mio cinquantino con vari steps, conseguenti all'evoluzione del mezzo tramite quella che era considerata una vera e propria arte di quei tempi: l'elaborazione. Al giorno d'oggi l'elaborazione di un ciclomotore è vista dalle forze di P.A. e dai media come atto illegale, sanzionabile e punibile secondo le leggi in vigore. Questa realtà è il risultato dell'irresponsabilità e della poca furbizia di alcuni giovani della società attuale, che hanno trasformato quella che era una passione "didattica" in un atto da reprimere, grazie anche ad un uso poco intelligente di telefonini e di Internet. Anche quando io ero un "bocia" l'elaborazione dei ciclomotori non era consentita dalla legge, ma i Vigili Urbani, quando ci fermavano, ci tiravano le orecchie se eravamo troppo veloci o ci intimavamo di sostiuire la marmitta se era troppo rumorosa, pena avvertire i genitori direttamente a casa. Non ho mai saputo di gare clandestine, di sfide sulle pubbliche strade, di impennate chilometriche divulgate tramite videoriprese. Ma non voglio soffermarmi su aspetti "filosofici".

STEP 1

Il primo step dell'elaborazione del mio motorino ha visto il montaggio dello specchietto retrovisore sinistro, obbligatorio per legge. Dopo qualche tempo ho comprato e montato sulla forcella anteriore la bomboletta dello spray per le forature dei pneumatici. Ci voleva ancora un tocco di classe: montare una mascherina anteriore per rendere più accattivante il frontale; ovviamente non esisteva un accessorio after-market specifico per il Califfo, quindi acquistai una maschera per il Ciao della Piaggio, la adattai e la montai sfruttando gli attacchi del fanale anteriore. Ricordo che ebbi un inconveniente con la bomboletta di vernice spray con cui verniciai la mascherina: essa aveva l'ugello difettoso e praticamente mi si svuotò di pressione in un sol colpo...colorando di blu banco da lavoro, muri, pavimento del garage e vestiti miei! Dal lato prestazionale non ero per niente soddisfatto: il silenziatore di scarico faceva un rumore poco "racing", quindi all'insaputa di mamma e papà che non erano molto d'accordo con le mie idee in tema, inizia a praticare una serie di fori sullo stesso; prima uno, poi due, poi quattro, successivamente  allargando il foro d'uscita centrale. Ogni foro mi pareva un decibel in più di rumore guadagnato e questo mi rendeva felice. Ma l'euforia durò poco ed alla fine riuscì a convincere ii miei genitori per acquistare una marmitta ad espansione Proma (un must tra gli scarichi after-market). Spesi una follia (per quei tempi! Ad oggi sarebbero 25 euro...) per comprare il silenziatore Proma dedicato al Garelli; ovviamente dovetti adattarlo per montarlo sul Califfo, realizzando una staffa di supporto sagomata in alluminio e tagliando qualche centimetro del tubo collettore di scarico. Non vi dico l'entusiasmo nel sentire un nuovo rumore, molto più racing, e nell'avere una marmitta con il tubo finale anodizzato oro (che pulivo quotidianamente per tenerlo lucido e brillante). Il motore, inoltre, saliva di giri molto più velocemente ed anche la velocità massima ne aveva risentito positivamente. Mi appassionai ancor di più al cuore del ciclomotore: il motore. Smonta, guarda, rimonta, torna a smontare...tutta una serie di operazioni che si susseguivano pomeriggio dopo pomeriggio, alla conclusione dei compiti scolastici, per capire di più sul motore e per testare nuove soluzioni. Fu cosi che lo step 1 beneficiò di ulteriori interventi: sostituii il gigler originale da 54 decimi con quello da 58 prima, con quello da 60 poi, sino ad arrivare ad un buon incremento della carburazione assieme alla modifica della scatola del filtro, ove avevo praticato dei fori supplementari. Con queste modifiche il motorino faceva circa i 65 km/h ed aveva un'accelerazione più briosa. Segue una foto del Califfo Step 1:

 

 

step 1

 

STEP 2

In quel periodo mi trovai con mia papà a visitare una fiera espositiva (hobby, sport e tempo libero); su uno scaffale la mia attenzione fu attirata da una di quelle pubblicazioni a mio parere mitiche ed irripetibili, un libro dal titolo "Elaboriamo il 2 tempi" di F.L. Facchinelli. Fu uno dei più bei regali che mio padre mi fece. Quel libro lo conservo ancora, è consumato dall'uso, un pò macchiato d'olio, ma rimane la "bibbia dell'elaboratore di cinquantini". Lessi il libro, lo imparai quasi a memoria e decisi di rivoluzionare il Califfo. Smontai completamente il ciclomotore, carteggiai bene tutti i pezzi del telaio che mio padre mi verniciò a liquido in nero lucido. Smontai il motore, sostituii i cuscinetti dell'albero motore, e mi dedicai agli interventi sul gruppo termico. Mediante trapano ed una serie di fresette in acciaio ed altre al corindone, iniziai a modellare i travasi, la luce di aspirazione e quella di scarico, nonchè entrambi i condotti sul cilindro in ghisa. Praticai 2 fori aggiuntivi sul pistone per la lubrificazione della gabbia a rulli. Con lime, piano di riscontro e blu di prussia abbassai la testa (in alluminio) aumentando il rapporto di compressione. Anche il collettore di aspirazione, in alluminio, fu allargato a 16 mm di diametro; sullo stesso collettore montai il nipplo di fissaggio per il polmone compensatore della Polini, posizionato sotto il serbatoio della miscela. Il motore lo verniciai (completamente) di nero termoresistente, e lo riassemblai sostituendo tutte le guarnizioni di tenuta. Fu questa occasione per maggiorare ulteriormente il gigler e per eliminare la scatola filtro del carburatore. Sul motorino montai anche lo specchio retrovisore destro e per appagare l'occhio, la sella biposto e lo schienale con portapacchi (anche questi dedicati al Ciao e quindi opportunamente adattati nella fase di montaggio). Tagliai parte del parafango posteriore in acciaio inox per migliorare l'estetica sebbene in questo modo la schiena bagnata in caso di pioggia era assicurata! Con un vecchio interuttore di frigorifero realizzai il contatto dello stop luminoso per il freno posteriore, posizionando una seconda lampadina all'interno del nuovo fanale posteriore (molto più moderno dell'originale "vintage" di serie). Sostituii il pneumatico posteriore con uno dalla spalla leggermente più alta e con una scolpitura più accentuata e montai un cavalletto laterale after-market, anche questo adattato per il montaggio. Dulcis in fundo, tachimetro contachilometri di provenienza Ciao alloggiato all'interno del fanale anteriorie. A seguire un'attenta messa a punto del motore con opportuna regolazione dell'anticipo di accensione; in questa nuova modalità il motore saliva subito di giri, tanto da far lavorare parecchio la frizione (in bagno d'olio) in partenza, e la velocità massima si portava sui 75 km/h. Di seguito foto del Califfo Step 2:

step 2

 step 2 bis

STEP 3

Ormai ero entrato nel tunnel di quello che al giorno d'oggi è conosciuto come tuning e mi fu impossibile uscirne. Volevo ottenere ancora di più dal ciclomotore, soprattutto un'accelerazione fulminea. Le modifiche successive furono il montaggio di un carburatore di dimensioni maggiori, un Dell'Orto SHBC 19/19. Procedetti con la realizzazione in acciaio di un nuovo collettore con diametro interno da 19 mm. Il collettore grezzo me lo fece mio papà saldando tondi forati su un piatto in acciaio. Foratura per il fissaggio con il cilindro e alesatura interna li realizzai io con le solite frese ed il trapano elettrico. Anche questo collettore comunicava con il polmone compensatore Polini. Nuovo intervento anche al gruppo termico con maggiorazione delle luci e dei condotti di aspirazione e di scarico, lucidatura del primo e carteggiatura del secondo. Un amico mi vendette una marmitta ad espansione Leovinci per Fifty e con l'aiuto di mio padre si realizzò un nuovo collettore a sezione variabile sul quale montai un risuonatore di scarico regolabile APC. Adeguai la candela alla nuova carburazione optando per una con grado termico diverso. Per l'installazione del nuovo carburatore dovetti tagliare parte della pedana metallica di copertura al motore. Con queste modifiche il motorino aveva guadagnato qualche chilometro in più di velocità, ma soprattutto aveva migliorato l'accelerazione; anche il sound con la marmitta Leovinci era molto più racing (ai limiti della legalità), ma ciò non mi bastava ancora...

step 3

step 3 bis

step 3 bis bis 

STEP 4

Era ovvio che prima o poi mi stancassi di un mezzo monomarcia...Il massimo era un motore con cambio di velocità. Iniziai a cercare il motore a 3 marce Rizzato ma senza risultati. Finchè un giorno acquistai da un mio compagno di classe un motore Benelli 3 marce, verificando che in qualche modo si potesse montare sul telaio del Califfo; lo pagai 10000 lire anche se aveva fatto un sacco di chilometri (pistone e fasce elastiche evidentemente deteriorati) ed aveva un semicarter rotto (ricordo che al suo interno trovai la chiocciola di una lumachina...). Il motore fu smontato completamente, sostituii il semicarter rotto, montai nuovi cuscinetti di banco e la nuova gabbia a rulli della biella. Portai a rettificare il cilindro ed acquistai il nuovo pistone adeguato. La testa fu abbassata al tornio da mio padre che ne lavorò anche la geometria per modificare lo Squish secondo mie indicazioni. Acquistai un carburatore Dell'Orto PHBG 21, di conseguenza mio padre realizzò un collettore grezzo di nuove dimensioni che poi io rifinii mediante i soliti metodi ed attrezzature. Insieme realizzammo anche le staffe per sostenere il nuovo motore sul...vecchio telaio, nonchè il comando freno posteriore a pedale, visto che il comando a manubrio andava a sparire sostituito dal complesso di azionamento del cambio con frizione. Ricordo che questo trapianto fu lungo e difficoltoso ma alla fine riuscimmo nell'impresa. Al polmone compensatore Polini in aspirazione collegai un altro polmone in parallelo, ed il primo tratto dell'espansione Leovinci fu rifatto per adattarsi al nuovo motore 3 marce. Naturalmente esso manteneva il risuonatore regolabile APC. Per mantenere un rapporto di trasmissione adeguato sostituii la corona finale. Carburai il motore e lo misi a punto. Davvero una bomba: in prima marcia il motorino si alzava sfrizionando e la velocità massima era di 90 km/h circa (test con auto visto che il fondoscala del tachimetro indicava solo fino agli 80 km/h). Il cinquantino peccava un pò in ciclistica ed in frenata, pertanto era un mezzo veloce ma da guidare responsabilmente. La miscela la facevo ormai in casa ed era dosata al 2%. Aggiunsi un fendinebbia universale sotto la sella che utilizzai come luce stop per il freno posteriore. Coprìì il fanale anteriore (oggi roba da arresto!) con una plastica colorata semitrasparente alla quale aggiunsi uno sticker homemade con il numero '34' (in quegli anni il mio idolo in motomondiale classe 500 era il mitico Kevin Schwantz). Il "turbo", come lo chiamavano gli amici, era divenuto un vero bolide. Seguono alcune foto nella modalità step 4.

step 4

step 4 bis

step 4 bis bis

Verso la fine de 1990, dopo anni di onorato servizio e di grosse soddisfazioni, abbandonai il mio fedele mezzo di trasporto per passare alla moto. Dopo quasi un decennio cedetti il motorino a mio cognato che lo trasformò in un chopper da uso su suolo privato. Eccone un'immagine:

new califfo

I ricordi più belli...

Ho molti ricordi legati al mio motorino, soprattutto tutti quei momenti passati in garage con il motore aperto sul banco da lavoro, le mani sporche di grasso e benzina e tutte le fresette impiegate per migliorare la fluidodinamica del 2 tempi. Grossa soddisfazione me la diede soprattutto il motore 3 marce, che in accelerazione con una leggera sfrizionata permetteva al motorino ed al suo conducente (all'epoca ero già vicino ai 65 kg) di alzarsi come le "moto vere". L'adolescente che era in me si entusiasmava anche quando si trovava a viaggiare in statale e superava le autovetture più lente di lui, i cui conducenti si stupivano nel vedere un cinquantino così veloce. Poi, con quel cavalletto laterale inclinato, era uno spettacolo sedersi su di lui ed aspettare le quindicenni che scendevano dallo scuolabus e che ci guardavano interessate (forse di più al mezzo). Grazie papà e grazie mamma per non avermi comprato l'Oxford o il Fifty: ho avuto più soddisfazioni con il Califfo ed ho imparato tanto ad elaborarlo ed a guidarlo!


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